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Imprese brianzole: speranze ed apprensioni
Giorgio Casera


Il momento per le imprese di Monza e Brianza non è propriamente esaltante. Come peraltro avviene per le imprese di tutta Italia, le nuove sfide mettono a dura prova la tradizionale capacità di competere sia pure con prodotti e servizi di qualità riconosciuta. La globalizzazione, con l'ingresso sui mercati mondiali di produttori a basso costo e capaci di grandi volumi (Cina, ma non solo), e il perverso andamento delle valute, con il dollaro che si deprezza rispetto all'euro del 30% in due anni, sono potenzialmente in grado di mettere in crisi qualsiasi sistema economico.
Sono concetti ampiamente dibattuti al Consorzio Export di Monza e Brianza nella tradizionale conferenza stampa di inizio anno, svoltasi martedì 22 febbraio nella sede di Monza, dove si è fatto il consuntivo delle attività 2004 e sono stati presentati i programmi per l'anno appena iniziato.
Il C.E.M.B., che opera ormai da 25 anni, raggruppa circa 200 aziende in rappresentanza di 12 settori merceologici ed ha la missione di promuoverne gli affari.
L'azienda associata tipo ha 50-70 dipendenti e fattura 4 milioni di euro l'anno; si tratta quindi prevalentemente di piccole/medie aziende, il cui fatturato viene per il 60% dall'estero. Pertanto l'azione del Consorzio è rivolta principalmente ai mercati esteri, offrendo alle aziende consorziate assistenza e servizi che ne facilitino lo sviluppo (commerciale, ma anche eventualmente produttivo), e in questo modo salvaguardare, per quanto possibile, quella parte maggioritaria di affari.
Per questo il Consorzio procura la partecipazione alle Fiere Internazionali (116 nel 2004), organizza missioni commerciali, instaura uffici all'estero, nei paesi emergenti con buone prospettive di crescita (in Est Europa, ma anche Cina, Vietnam, Libano) per fornire assistenza locale agli imprenditori del Consorzio.
Nel presentare l'attività del Consorzio il presidente Cesare Fossati, titolare della WILBRA di Desio, una delle aziende consorziate, e Patrizio Fiombo, managing director, hanno descritto una scenario con qualche luce e molte ombre.
Incombe innanzitutto il problema Cina. La Cina “rastrella” materie prime in tutto il mondo, facendone lievitare i prezzi e rendendone precario l'approvvigionamento da parte degli altri Paesi (ne sanno qualcosa i nostri produttori di acciaio!). La moneta cinese è agganciata al dollaro e quindi non ne soffre le oscillazioni, anzi può avvantaggiarsene nei confronti dell'euro. Inoltre da quest'anno è finito il “purgatorio” imposto alla Cina dal W.T.O. come una delle condizioni per farne parte, costituito dal contingentamento delle esportazioni di prodotti tessili e calzaturieri. Il risultato è che la richiesta dall'Europa di importazioni di prodotti calzaturieri è salito, 2005 su 2004, del 1000% e, nello stesso periodo, la richiesta di importazioni in Italia di tessili è aumentata del 3-400%!
(Vedere gli articoli allarmati sulla stampa nazionale del 22 febbraio, ndr).
Focalizzando l'interscambio Cina – Brianza, si rileva che le nostre esportazioni stentano a decollare: gli aumenti di esportazione in taluni settori sono compensati da perdite nei settori con prodotti tecnologicamente maturi (e copiabili, proprio come il tessile e il calzaturiero).
Un segnale di conforto è arrivato dalle recente missione di Ciampi in India. Con gli imprenditori (Montezemolo in testa) al seguito c'erano anche appartenenti al C.E.M.B. In India c'è stata una buona presentazione del made in Italy, ben recepita dagli ambienti politico-economico di quel Paese, come si è rilevato dalla stampa. L'India ha rivelato un'economia in un certo senso complementare con quella italiana, con produzione di materie prime e semilavorati, e con una fascia consistente di popolazione dotata di potere d'acquisto interessante per i prodotti italiani.
La stessa sinergia tra politica e impresa potrebbe, per esempio, essere creata in Brianza in occasione della costituzione della nuova provincia.
Il C.E.M.B. persegue nell'immediato uno sviluppo per le aziende associate in Europa Orientale e nei Balcani (questi ultimi interessano, ahimè, anche per le delocalizzazioni ,dalla Brianza!), così come in Medio Oriente (per cui la “testa di ponte” a Beirut). Scommette sulla crescita di primi e spera nel processo di pace nella seconda area. Si ha comunque la consapevolezza che i volumi che potranno interessare questi “mercati emergenti” saranno per qualche anno marginali rispetto a quelli dell'area Euro (in particolare Germania e Francia) e degli USA, dove stiamo perdendo terreno. Come ha detto efficacemente Fossati, un aumento di fatturato del 100% in un Paese dell'est non compensa un calo dell'1% in Germania!
La morale che si può trarre è che “piccolo non è più bello”. Come ha dimostrato la citata missione in India (e come Montezemolo ribadisce da mesi) per competere (e sopravvivere) bisogna “fare sistema”, e questo vale per il sistema Italia come per il sistema Brianza.

Giorgio Casera


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  23 febbraio 2005